giovedì 20 dicembre 2012

SICEA TRA I FONDATORI DELL'UNIONE EUROPEA DEI MEDIATORI

I° FORUM EUROPEO DEI MEDIATORI
Nuova Auletta dei Gruppi Parlamentari
CAMERA DEI DEPUTATI
ROMA


18 dicembre 2012 – Si firma oggi il trattato per la costituzione dell’Unione Eurpea dei Mediatori: alla presenza di mediatori ed organismi di mediazione italiani, rappresentanti delle principali associazioni di mediatori svizzeri e francesi, le classi delle scuole superiori romane e francesi, la Dott.ssa Irene Gionfriddo per il Forum italiano degli Organismi di mediazione e dei Mediatori, il Dott. Jean Louis Lascoux, Presidente della Chambre Professionelle de la Médiation et de la Négociation, il Dott. Guy A. Bottequin, Presidente della GENEVACCORD e il Prof. Arik Strulovitz, Mediatore internazionale delegato di Michael Tsur, direttore di Consensus di N.Y. sottoscrivono il trattato italo-franco-svizzero per la costituzione dell’Unione Europea dei Mediatori che verrà ben presto esteso anche dalle associazioni di mediatori degli altri Stati membri.
Sede della storica firma Roma, città dalla vocazione europeista in cui, nel 1957, venne firmato il trattato per la costituzione della Comunità Economica Europea.

Siglano l’accordo anche SICEA e gli Organismi di mediazione ed i mediatori presenti alla giornata di lavori, nonché i rappresentanti delle scuole convenute al Forum.

L’Unione Europea dei Mediatori si costituisce come Organizzazione non governativa per supportare ed interloquire con le istituzioni europee per la diffusione della cultura del dialogo e della pratica della conciliazione.
Attraverso la creazione della figura del mediatore europeo, la definizione di un comune percorso  formativo  che porti alla professione del mediatore, la creazione di un codice deontologico comunitario, la capillarità nella diffusione di uffici locali di mediazione, la creazione di un numero verde europeo e di un sito internet dedicati alla mediazione, l’Unione europea dei Mediatori si pone l’obiettivo di divulgare e praticare la cultura della mediazione in ogni aspetto della vita sociale, diffondere la cultura del dialogo e della risoluzione alternativa delle controversie e dei conflitti.

Apre i lavori della giornata l’On. Rocco Buttiglione, sostenitore della pratica della mediazione, che cita Eraclito ed introduce una riflessione sull’importanza delle funzioni della comunicazione e dell’ascolto, sulla funzione di chiarificazione dei messaggi che deve avere il mediatore, sull’importanza di circoscrivere le situazioni per gestire i conflitti. L’On. Buttiglione non risparmia accenni alla particolare situazione italiana “in cui ogni questione è una questione giuridica e la conflittualità sociale non trova mediazione al di fuori dei tribunali”; eppure, ricorda l’Onorevole, il diritto romano distingueva bene tra justitia, governata dalla legge, ed aequitas, legata al senso di civiltà e convivenza sociale.

La giornata di lavori del I° Forum Europeo dei Mediatori si articola in Tavole Rotonde in cui  si confrontano esponenti italiani ed esteri del mondo della mediazione operanti in tutti i campi della vita sociale: si parla di conflitti di guerra con Arik Strulovitz, Mediatore dell’Istituto di Mediazione e risoluzione dei conflitti israelo/palestinesi, di mediazione sul lavoro con Aldo Rossi, responsabile Sunia-CGIL, con Antonio Foccillo, Segretario confederale UIL, e Salvatore Piroscia per CONFSAL (Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori), di mediazione culturale con Irene Gionfriddo, portavoce forum Nazionale dei Mediatori, e di professionalità del mediatore in Europa e nel mondo con Francesco Franzese, presidente di Assomediazione, si parla di rapporti con l’avvocatura e con i magistrati con  gli Avvocati Andrea Zanello del Consiglio direttivo Associazione Nazionale Forense e l’Avv. Gianpiero Samorì, fondatore dei Moderati Italiani in Rivoluzione.

SINTESI DEGLI INTERVENTI:
ALDO ROSSI
Responsabile ufficio legale Sunia-CGIL. La giustizia civile si è dimostrata carente nella gestione della microconflittualità e l’introduzione di uno strumento di risoluzione dei conflitti alternativo alla giustizia ordinaria, come la media conciliazione, può efficacemente affiancare i tribunali nella gestione della conflittualità sociale. La condizione di obbligatorietà bocciata dalla corte costituzionale era stata inserita dal legislatore tenendo conto dell’alta conflittualità italiana e della necessità di risolvere un problema concreto e drammatico: diminuire i tempi della giustizia italiana.
PIERO SANDULLI – Titolare delle cattedre di Diritto Processuale Civile, di Diritto fallimentare e di Giustizia Sportiva dell’Università degli studi di Teramo. Non solo in Italia ma in tutta Europa la mediazione è percepita come un modo per la risoluzione delle storture della giustizia civile, tuttavia in Italia si è voluto fare una riforma della giustizia a costo zero e questo ha portato alla sentenza di illegittimità costituzionale della mediazione civile obbligatoria. E’ indispensabile invece intraprendere un percorso difficile e lento, di sostituzione della cultura della lite con la cultura della pacificazione, e contemporaneamente, sedersi ad un tavolo con avvocati, legislatori, mediatori e giuristi e riscrivere la norma risolvendo le spinose questioni della professionalità dei mediatori e dei costi di accesso alla giustizia.
ANTONIO FOCCILLO – Segretario confederale UIL. Il diritto è tale soltanto se è esigibile, la situazione della giustizia oggi, i tempi eccessivi e l’incertezza della pena, logorano i diritti dei cittadini. In questo contesto di disgregazione sociale qualsiasi strumento che fa cultura del dialogo è utile, ben vengano perciò la mediazione, il negoziato e l’arbitrato.
SALVATORE PIROSCIA – CONFSAL. La mediazione è un bene comune poiché abbatte le barriere comunicative e ricostruisce legami e relazioni erosi dal conflitto. I fattori a vantaggio della mediazione sono i tempi precisi per la risoluzione dei conflitti e i bassi costi di accesso all’istituto. Una possibilità per aggirare il veto della Corte costituzionale potrebbe essere introdurre l’obbligatorietà solo in una prima fase di “start up” dell’istituto.
ANDREA ZANNELLO – Avvocato e membro del consiglio direttivo ANF. La legge sulla mediazione deve essere riscritta anche con il contributo degli avvocati perché la categoria ritiene che la mediazione sia una risorsa per il proprio lavoro e non un ostacolo. In quest’ottica la dichiarazione di incostituzionalità fatta dalla Corte Costituzionale non è un passo indietro ma un incentivo alla collaborazione tra le categorie coinvolte nella riforma della giustizia. L’avvocatura dichiara piena disponibilità ad aprire un dialogo sull’istituto della Mediazione: già due anni fa, infatti, l’avvocatura aveva suggerito di introdurre la mediazione obbligatoria a tempo determinato.
GIAMPIERO SAMORI’ – Avvocato e fondatore del MIR. E’ necessario prevedere un investimento almeno ventennale per la diffusione della cultura della mediazione in Italia ed è indispensabile trovare un equilibrio tra le esigenze degli avvocati e le richieste dei mediatori: in quest’ottica si potrebbe limitare la professione del mediatore ai soli avvocati e prevedere l’obbligo della presenza dell’avvocato in mediazione. La possibilità più concreta al momento per la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione civile sembra essere la sperimentazione a tempo determinato.
FRANCESCO FRANZESE – Presidente Assomediazione. I numeri della giustizia italiana parlano da soli: 250.000 avvocati in tutta Italia, 18.000 solo a Napoli ( più che in tutta la Francia), oltre 8 anni in media la durata dei processi civili in Italia, quasi 2.500 errori giudiziari l’anno …
LUIGI VIOLA – Direttore de Ilprocessocivile.com. Importante puntare su la mediazione delegata: il giudice è il partner ideale del mediatore civile ed è opportuno dialogare con la magistratura per correggere l’eccessivo ricorso alla giustizia da parte del cittadino italiano.
ARIK STRULOVITZ - Mediatore dell’Istituto di Mediazione e risoluzione dei conflitti israelo/palestinesi. E’ indispensabile distinguere la professionalità dell’avvocato da quella del mediatore: l’avvocato in sé rappresenta il conflitto e sarebbe opportuno che addirittura non fosse presente agli incontri di mediazione. Il mediatore non necessita di una conoscenza giuridica per svolgere il proprio lavoro e l’avvocato può intervenire nel processo di mediazione al momento della firma dell’accordo per verificare la correttezza formale dell’accordo. Il vero passaggio culturale consiste nel fornire alle persone gli strumenti per risolvere autonomamente i conflitti, utilizzare il dialogo per mettersi d’accordo con gli altri.
GIANFRANCO RUCCO – Dirigente Generale dell’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). La questione giustizia è fondamentale anche per il rilancio economico del paese: l’incertezza e la non tempestività del giudizio allontanano investimenti stranieri dal nostro paese. L’opportunità per la diffusione della cultura della mediazione va ancorata alla cornice europea e al principio di sussidiarietà: il paese Italia non può rischiare le conseguenze di una mancata attuazione della direttiva comunitaria in materia di mediazione civile.

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